In fondo al mar . . .

RITMO LENTO IN FONDO AL MARE

sabato 24 dicembre 2011

BAD as Me di Tom Waits












Questa che vedete è una trasposizione disegnata tramite il linguaggio del fumetto e dell'illustrazione del nuovo singolo del disco BAD as Me.


BAD as ME è la nuova fatica del poliedrico cantautore americano Tom Waits che ci regala un'altro lavoro di grande spessore artistico/ musicale in cui si denota una crescita sempre più evidente, in termini di qualità! Non vi resta che ascoltare il disco!

P.S. Scrivete se ne avete voglia, una recensione o una critica a questo nuovo lavoro grafico, sarà molto gradita una vostra considerazione!

BAD AS ME lo definirei così:
 "Come uno sparo verso un nodo di palloncini colorati che al loro scoppio innondano di ritmo e musica l'atmosfera."

6 commenti:

  1. Val... Tutto bello, ma sui colori ti sei veramente superato. I love you.

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  2. sono contento perchè ho veramente faticato per amalgamare al meglio queste tinte belle acide!

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  3. Grazie mille, Valerio! Belísimas ilustraciones!

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  4. la formula fumetto canzone inizia a rodarsi. I testi direi che qui iniziano ad essere integrati proprio bene, abbravo!

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  5. Letters from Jesus on the bathroom wall

    T. Waits, V. Pastore e il surrealismo grafico del reale

    Un incendio visionario che divampa e divora certezze, invertendo mitiche e familiari rotte per condurci alle soglie di un’urbe colonizzata dai vinti, dai demoni degli istinti, dai mentitori e dai clochard, dagli ubriachi e dai folli, da personaggi che come proiettili umani impazziti vagano quotidianamente col loro traboccante, eppur dignitoso bagaglio di malessere per poi esplodere di consapevolezza contro pulsanti fondali di bande cromatiche.
    Sequenze narrative ipnotiche che parlano di rabbia e di fastidio, di pulsioni e bisogni emotivi, di contraddizioni sociali, di folle incuranti e aberranti solitudini che costellano il limbo metropolitano delle downtown: dagli alberghi diroccati che trasudano intonaco come testimoni stanchi della maldicenza, ai campi incolti della periferia, scenario desolato su cui si affaccia di tanto in tanto un sonoro veicolo che insegue chissà cosa. Il crudo, pungente e universale strappo di mondo raccontato da Waits in “Bad as me” risulta così incorniciato nella sua essenza più istintiva dalle illustrazioni realizzate da V. Pastore, il quale diviene per l’occasione l’araldo grafico delle schizofreniche sonorità di un brano che si definisce interamente su una ritmica sotterranea e martellante, su cui poi va a innestarsi la voce del profeta dei reietti Waits, infiltrandosi come un pruriginoso ronzio nel miope, repellente perbenismo della upper middle class.
    Il gesto dell’artista lacera dunque l’epidermide della carta imprimendovi storie di vita, suggerendo la dimensione emotiva dei soggetti, come un irruente ma intimo cantastorie che senza mai cedere alla hybris di un narratore onnisciente, giudicante e detentore di verità universali, descrive quel mondo con lo spirito disincantato dei suoi stessi protagonisti. Appunto quello di Valerio è uno stile che si pone in ascolto di personaggi che non hanno più nulla da perdere e ne accoglie i richiami, suggerendo loro una calda speranza di redenzione che già appare delineata all’orizzonte perché - si sa - che tra le poche certezze del dolore vi è la catarsi.
    Il tratto grafico vibrante e corrosivo, un leitmotiv stilistico dominante nell’intera produzione dell’artista, risulta qui particolarmente arricchito da una ipnotica ricerca di cromatismo e da un’impronta segnica essenziale e sofisticata che da vita a una formula creativa originale che non lascia nessun particolare al caso, sforzandosi invece di caratterizzare i personaggi, cogliendone l’umana e vorticosa individualità e trasferendola sul piano della composizione. Il risultato è una storia visiva tutt’altro che statica, un percorso illustrativo caleidoscopico che nei suoi segni mai completamente definiti può ripetersi a ogni nuovo sguardo, arricchendosi di volta in volta di fervide valenze e punti di vista inaspettati.
    E nei bagliori di un improbabile tramonto, incuranti degli ingranaggi della statica che tengono in equilibrio il mondo dei puri, anche la vertiginosa materia dei grattacieli si ritrae surrealmente all’arrivo di una profetica bocca umana che urla “No good you say? Well that’s good enough for me. You’re the same kind of bad as me”.

    In fondo si tratta di un surrealismo tutt’altro che distante, irreale.

    Carmilla G. Schiavone

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